Il dolore molte volte arriva per spingerci verso la nostra crescita personale. A volte riapro la Bhagavad Gita e rileggo le dispense sulle quali ho studiato. E mi rispecchio sempre in Arjuna quando, ancor prima che la battaglia di Kurukshetra iniziasse, si lascia prendere dal panico e dall’angoscia. In quel momento il più grande e valoroso Guerriero ha paura. È in crisi. Non sa cosa fare, è confuso e inizia a rinnegare tutto. E nei commenti dei sutra iniziali, Marco Ferrini scrive:” l’angoscia di Arjuna non è che la rappresentazione, in chiave drammatica, di quell’esperienza di impotenza e debolezza che costituisce l’eterno problema dell’umanità.
Ogni individuo arriva, prima o poi, ad un momento in cui non è in grado di affrontare da solo una situazione difficile, in cui si sente precipitato nel buio baratro della disperazione, un momento in cui sarebbe pronto a dare tutto ciò che possiede per un barlume di luce. Seppur doloroso, il buio dell’anima è però un passo essenziale nel cammino dello sviluppo individuale. Le crisi che scaturiscono da periodi di inquietudine personale e da momenti di forte disagio psichico possono diventare l’occasione “per fare una scelta che conduca alla crescita piuttosto che una scelta dettata dalla paura” (Kopp, 1975)”.