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Adele Dalla Pozza Yoga

Adele Dalla Pozza

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36034 Malo (VI)

Mi chiamo Adele e sono fotografa ed insegnante di yoga nei Paesi in cui mi fermo. Fin da bambina sono in continuo movimento, mi adatto ed addormento ovunque. All’età di 19 anni, appena finito il liceo, parto con un biglietto di sola andata per l’Australia. Da quel momento, dodici anni e ancora più Paesi dopo, sono ancora in movimento, alla ricerca. Ma di cosa? Da qualche anno a questa parte mi rendo conto che il mio viaggiare continuo non è solo confinato ad una ricerca dell’Altro e alla curiosità di conoscere nuovi confini. Mi accorgo che sto anche scappando da me stessa: mi annoio facilmente, non sono felice, non mi piaccio, non mi piace il mio corpo. Inizia quindi per me un percorso di auto-guarigione, che trova le sue radici nella mia scoperta dello Yoga. Mai niente e nessuno mi fa sentire come questa pratica, in particolare il metodo dell’ Ashtanga. Mi rende consapevole di ogni parte del mio corpo e, attraverso esso, delle mie emozioni, sensazioni, pensieri. All’inizio è stato molto difficile, e lo è tuttora, perché non sono “naturalmente flessibile”. Le mie anche erano chiuse, ogni parte del mio corpo era chiusa. E’ impressionante però quanto velocemente, con una pratica diaria, rispondiamo a queste chiamate all’apertura. Se dedichiamo ogni giorno anche solo qualche minuto, con pazienza il nostro corpo inizierà a risponderci. Oggi sono ancora in continuo e lento movimento, dando spazio e tempo all’ascolto personale. 

All’età di 18 anni lascio l’Italia per iniziare il mio grande sogno: viaggiare. Dopo aver vissuto e lavorato in diversi Paesi, tra i quali Francia, Australia ed Inghilterra, inizio il mio percorso universitario in “Antropologia, Religioni, Civiltà Orientali” presso l’università di Bologna, scoprendo il mio amore immenso per l’antropologia, aprendomi nuovi mondi verso l’Altro, seminando ancora più voglia di viaggiare. Dopo la laurea triennale vengo accettata ad un master di ricerca in Scienze Sociali presso l’università di Amsterdam, ma scopro presto quanto la vita accademica non faccia più per me. Mi rimetto in viaggio alla ricerca di modi altri per esercitare l’antropologia, avvicinandomi sempre di più alla fotografia (passione che porto avanti dall’età di 14 anni) e trovando in essa modalità accessibili ad una parte più ampia della popolazione rispetto alla nicchia universitaria. Viaggio e vivo in paesi quali Grecia, Palestina, Turchia, Giordania, India. In India inizio ad avvicinarmi al mondo dello yoga, in particolare al metodo dell’Ashtanga, spendendo un mese a Mysore, paese natale di Sri K. Pattabhi Jois, uno dei padri fondatori della disciplina. A breve inizio anche il percorso dell’insegnamento di una pratica che è stata per me immensamente trasformativa mentre partecipo ad un Teacher Training Course con Ashtanga Yoga Paris. Sono da poco rientrata dopo aver speso sette mesi a Mysore, India, ed aver approfondito lo studio della disciplina dell’Ashtanga con Sachidananda, così come di Pranayama con BNS Iyengar. Attualmente sto anche finalizzando un teacher training in Yoga sensibile al trauma (The Trauma-Conscious Yoga Method) con Nityda Gessel.

Credo nella pratica dello yoga, Ashtanga in particolare, come un metodo estremamente curativo. Ci mette in connessione con il nostro respiro e con il nostro corpo, lo guarisce, ci rende consapevole di ogni millimetro di esso. Ci aiuta ad ascoltarci. La pratica è un incontro quotidiano con noi stessi e tutto quello che siamo in quel particolare momento e, per questo, non è sempre facile. Penso sia bellissimo potere condividere questa pratica potente con altre persone affinché anche esse possano sentirsi in contatto con le loro parti più profonde. Solo così, con il tempo, ci sentiremo più consapevoli, liberi ed in salute. Ogni volta nel tappetino scopriremo nuovi parti di noi stess*, dato che ogni giorno siamo divers*. In un asana impegnativo impareremo come respirare, come affrontarlo, affinché poi tutto questo possa essere progettato al di fuori del tappetino. Ecco che l’apertura fisica che ci guadagniamo ogni giorno, diventa anche apertura mentale ed emozionale. Per me la pratica è questo. Ogni giorno sono diversa, mi fermo, respiro, mi osservo, mi sento, mi affronto, mi accetto, senza giudizio. Trovo stupenda la possibilità di condividere questo con altre persone, perché penso tutt* noi abbiamo bisogno di maggiore auto-consapevolezza e, soprattutto, auto-accettazione. Insegno anche yoga sensibile al trauma, includendo pratiche leggere di asana (posizioni), meditazioni e pranayama (esercizi di respirazione). Ognuno di noi dalla nascita ha fatto esperienza di qualche tipo di trauma. Questo metodo parte dal presupposto che le memorie dei traumi sono bloccate in diverse parti del corpo e, attraverso queste pratiche consapevoli di ascolto, andremo piano piano a sbloccarli.

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