La prima volta che vidi questo lembo di bosco fu qualche anno fa. I miei genitori portarono me e mia sorella a vedere una fetta di terreno, allora di proprietà di mio nonno paterno e dei suoi genitori prima di lui. Sentii subito il richiamo del bosco.
Per raggiungere il bosco si passa prima attraverso una distesa di prato completamente sotto al sole, per poi giungere ai primi alberi. Sembrano gli enormi guardiani di un magico reame che hanno il compito di proteggere. E infatti, non appena si superano con umile riverenza “i guardiani”, un mondo parallelo si svela orgoglioso davanti agli occhi. L’abbondanza e la vita straripano da ogni foglia e da ogni tronco. Tra le rocce ricoperte di muschio sembra si nascondano ridendo delle minuscole fate e dei goffi gnomi. E il bosco sembra possa respirare e parlare, tanto che ogni volta che mi sdraio su questa terra magica, mi giro in continuazione perché sembra sempre che qualcuno mi stia parlando.
Lo scheletro di un vecchio capanno degli attrezzi appartenente ai miei bisnonni giace proprio al centro, così distrutto ma così fiero, testimone di altre vite, altri tempi, altri ritmi. Ed è proprio in questo bosco che riesco ad assaporare ancora più profondamente e vivamente lo yoga. Quell’unione di cui si parla, quella comunione gioiosa tra il corpo, la mente, lo spirito e l’ambiente circostante. Il richiamo del bosco risuona forte dentro di me.
E penso sempre a quanto lo stile di vita moderno sia innaturale e vuoto. Non riusciamo più a comunicare con la natura, non riusciamo più a sentire i racconti del vento, la voce della terra, il canto dell’acqua. Non onoriamo più la Luna e il Sole, che con la loro danza plasmano il mondo. E in questa terra che fa eco alla voce trasparente dei miei antenati, offro il suono della mia campana, onoro chi è venuto prima di me e onoro anche i loro sacrifici e i loro errori.
Così, mentre il canto della campana impregna ogni albero e ogni roccia, io sono yoga, sono Unione. Passato, presente e futuro si abbracciano, fondendosi l’uno nell’altro e per effimeri ma eterni secondi, riesco veramente ad assaporare l’immortalità.